Dal Congresso di Vienna(1814) al 1848
Lo scenario politico europeo del XIX secolo si apre su una sconfinata e inarrestabile ascesa al potere di Napoleone Bonaparte, contrastato dalle forze internazionali che ne avrebbero causato in pochi anni un rapido e rovinoso declino. Ma le continue guerre avevano alterato gli stabili equilibri della Mitteleuropa, causando la prematura scomparsa di importanti principati tedeschi, annullato confini e frontiere, venendosi a creare un insieme di staterelli al cui interno la vita socio-economica era talmente disastrosa da causare nei popoli un’assoluta incapacità di risorgere autonomamente. L’Impero Austro-Ungarico, che al suo interno comprendeva parte del nord-est italico, Cecoslovacchia, Yugoslavia e Polonia, sotto il profilo monetario e organizzativo navigava in acque molto agitate. Il popolo, l’aristocrazia, ricchi commercianti e le alte cariche ecclesiastiche, si trovavano sull’orlo di un tragico, triste e ineluttabile destino, il fallimento.
Il Congresso di Vienna
L’imperatore d’Austria Francesco I, coadiuvato dal principe Clemens Lothar Van Metternich, ministro degli esteri, fu’ protagonista dell’antagonismo internazionale nei confronti dell’egemonia napoleonica a fianco di Gran Bretagna, Prussia e Russia. Si prodigò per organizzare quella storica assemblea degli stati vincitori e sarebbe stata trascritta e tramandata come Congresso di Vienna. Nonostante i gravi disagi di comunicazione e di trasporto, nella capitale asburgica convennero principi, notabili e diplomatici. Il Congresso assunse aspetti di una vera e propria conferenza di pace, atta a riunire le cinque maggiori potenze, Francia compresa, per un bilanciamento di potere in grado di opporsi a qualsiasi tendenza bellicosa. Le nazioni concordarono una serie di compromessi per porre fine alle ostilità delle guerre napoleoniche e per la prima volta, dopo decenni,
stabilizzarono costruttive relazioni diplomatiche fra paesi esteri. Da qui nacquero sviluppi sociali e culturali grazie ad uno dei dettati fondamentali del Congresso che si rifaceva alle restaurazioni geografiche antecedenti al 1792, anno in cui iniziarono le scorrerie territoriali di Napoleone Bonaparte. Il principe Metternich, vigile controllore della situazione politica internazionale ma preoccupato di nuovi tumulti che avrebbero destabilizzato sul nascere l’equilibrio europeo, dette i natali nel Settembre del 1815 alla Santa Alleanza, che comprendeva la cattolica Austria, la protestante Prussia e la Greco-Ortodossa Russia e reclamarono come “divino” il diritto di governare e riassettare l’Europa post-napoleonica. Altro traguardo fu’ la nascita della Confederazione Germanica, unione politica di 39 stati fra cui Austria e Prussia, e Vienna divenne il centro politico-culturale che le fecero giocare un ruolo determinante del vivere
“Biedermeier” nei decenni successivi.
Questo nuovo assetto di spirito moralistico e intransigente della Santa Alleanza, favorì la nascita di una repressione di tipo poliziesco. Annichiliva qualsiasi entusiasmo sia artistico che sociale, in funzione del rigore con cui Metternich impediva l’evolversi del benché minimo tentativo di movimento liberale. Questo stato di polizia crea insofferenza nelle varie classi sociali e la borghesia non accetta di essere controllata e limitata nelle proprie abitudini di vita, ma nonostante ciò,il principe di Metternich mantenne il potere sulla scena politica internazionale fino al 1848, anno in cui i moti rivoluzionari europei determinarono la sua caduta. Gli sforzi delle autorità volte a generare un atteggiamento di passività da parte della borghesia, dettero buoni risultati per gran parte dell’era Biedermeier. L’attenzione si spostò dalla sfera pubblica e si focalizzò sulla famiglia, sulla casa e sul modo di vivere il quotidiano all’interno della vita domestica. Possiamo dire che nacque tra la popolazione un nuovo modo di vivere, più sobrio, più tranquillo, più quieto come a dimenticare i tanti anni di sofferenze subite a causa delle guerre. Le passioni e i passatempi domestici assunsero un’importante veste, immune da qualsiasi sottovalutazione o critica da parte della frangia più maschilista dell’austera società bene dell’epoca.
La caricatura di “Herr Biedermeier” riporta l’immagine di un uomo semplice, senza grandi pretese, ma allo stesso tempo colto, conoscitore di ciò che ama e amante di ciò che conosce. Solido, tranquillo membro della comunità,
troppo concentrato e preso dal suo microcosmo per essere attratto e coinvolto in discorsi rivoluzionari e affari internazionali. Non è considerato affascinante e fantasioso, ma fuori dubbio rispettabile, concreto, sincero e degno di fiducia. Questa tendenza di vivere Biedermeier si ritrova nell’architettura, arredamento, pittura, letteratura etc. Le composizioni floreali sono solo un esempio dello stile.
Come nasce il nome Biedermeier
Per comprendere il significato di questo termine dobbiamo cercare le origini nella letteratura. I fratelli Grimm con le loro favole e poi il pittore-poeta Viktor Von Scheffel, nel 1848 misero su stampa poesie con i titoli “Le serate sociali di Biedermann” e ”Il lamento di Bummelmaier”, sulle pagine di un settimanale intitolato” Flagende Blàtters” (I fogli volanti). Il giornale si rivelò di natura assolutamente satirica e ironica, a Monaco ottenne un notevole successo editoriale e di pubblico. Nel 1855 Adolf Kussmaul medico e Ludwig Eichrodt giurista, coniugarono i due nomi Biedermann e Bummelmaier dando vita a poesie di carattere ironico-satirico-sentimentale, sotto lo pseudonimo di “Gottlieb Biedermaier”. Nel 1869 Eichrodt trasformò Maier in Meier, conferendo al nome l’attuale conformazione letterale universalmente adottata. Nacque così il “Bravo Sig. Rossi”. Ma ironia e satirica a parte, il Biedermeier è uno stile elegante ma sobrio, e le composizioni di bacche e spezie danno un chiaro messaggio di armoniosa delicata raffinatezza.